Il sistema immunitario umano è costantemente alle prese con gli agenti patogeni. Nei bambini le difese dell'organismo sono tutte da sviluppare, mentre negli adulti perdono efficacia con l'avanzare dell'età.
I genitori conoscono bene il fenomeno: i bambini portano a casa qualsiasi malattia e sono costantemente raffreddati. I bambini piccoli si ammalano fino a dodici volte l'anno di infezioni accompagnate da stati febbrili, gli adulti molte meno. Ma mentre i piccoli tornano in forma dopo pochi giorni, i genitori, e ancor più i nonni, restano malati molto più a lungo. Perché? Come cambia il sistema immunitario nel corso della vita?
C'è una buona ragione per cui i bambini sono sempre malati, e non si tratta solo infatti di un'impressione: il loro sistema immunitario deve ancora imparare cosa fare. Fino all'età di circa dieci anni il complesso sistema di organi, cellule e proteine specifiche non è ancora completamente sviluppato. Assorbendo virus, batteri e altri agenti patogeni, il corpo di neonati e bambini impara ad affrontarli. Per questo motivo si raccomanda di lasciar giocare i bambini con la sporcizia, di non allevarli in un ambiente sterile.
Solo entrando a contatto con germi, spesso innocui, possono costruire delle «difese specifiche» formando gli anticorpi. Gli adulti, invece, hanno già avuto e superato varie infezioni e sono quindi immuni a molti agenti patogeni. Ciò è particolarmente importante nel caso dei virus perché per molti di essi non esistono né farmaci efficaci né vaccinazioni. L'organismo deve combattere virus e altri invasori da solo e, in realtà, lo fa con costanza ed estrema efficienza.
Eosinofili, fagociti e cellule killer contro gli agenti patogeni
A lungo andare non tutti i contatti con un nuovo virus o un altro agente patogeno scatenano una malattia, perché nel frattempo l'organismo ha predisposto diversi scudi protettivi per evitare intrusioni. L'innata «difesa non specifica» è già in funzione alla nascita. Reagisce rapidamente e attacca tutto ciò che è riconosciuto come «estraneo». La pelle e lo stomaco si difendono con un rivestimento acido; nella saliva, nel liquido lacrimale o nel muco del naso e dei bronchi galleggiano le proteine in grado di dissolvere le pareti cellulari dei batteri. Il tratto intestinale, che inizia con le tonsille e finisce con l'intestino crasso, ha costruito una vera e propria barriera contro i germi e si difende con sostanze antibatteriche, una sana flora intestinale e un proprio sistema immunitario.
L'intestino contiene un numero particolarmente elevato di «macrofagi». Questi ultimi sono dei globuli bianchi che cercano in tutti i tessuti e nel liquido linfatico gli invasori per, letteralmente, divorarli. Nel sangue questa funzione spetta ai «microfagi». Le «cellule dendritiche» agiscono come un sistema di allarme itinerante. Se si imbattono in virus, batteri o funghi, producono neurotrasmettitori che potenziano il sistema immunitario e mettono in circolo ancora più fagociti. Inoltre, attivano «cellule Natural Killer» che sanno riconoscere le cellule infettate dai virus. Ne penetrano le pareti e le uccidono: un meccanismo che funziona anche con le cellule tumorali.
La febbre inibisce la riproduzione cellulare
Se questi primi meccanismi di difesa non riescono a distruggere completamente i germi, questi ultimi si insediano e si riproducono. L'organismo reagisce a tale infezione con un'infiammazione: anche quest'ultima è una forma di difesa. La zona colpita diventa rossa, si riscalda, fa male e si gonfia, anche perché vi migrano masse di globuli bianchi. La febbre supporta il sistema immunitario; già un leggero aumento della temperatura a 38 °C può inibire la riproduzione degli agenti patogeni. Si attiva anche il metabolismo, per cui ci si sente stanchi e malati. Attraverso il pus, il muco o il liquido della ferita, infine, espelle dal corpo gli agenti patogeni e le cellule distrutti; quando abbiamo il raffreddore ciò si manifesta con starnuti, tosse e naso che gocciola. Dopo pochi giorni un organismo sano si riprende e l'infezione passa.
Le cellule memoria pattugliano l'organismo
Se lo stesso virus attacca nuovamente, il sistema immunitario può difendersi molto meglio perché nel frattempo ha costruito una «difesa specifica». In questo processo sono coinvolti anche i fagociti e le cellule dendritiche che trasmettono le informazioni sull'intruso ai linfociti T, anch'essi appartenenti ai globuli bianchi. I linfociti T attivano i linfociti B, che si trasformano in plasmacellule e producono masse di anticorpi in modo mirato contro l'aggressore.
Questi ultimi si attaccano ai virus o ai batteri e così facendo ne provocano la distruzione. I fagociti ripuliscono i rifiuti. Fondamentale per l'immunità acquisita è che i linfociti B e i linfociti T chiamati in soccorso possano memorizzare le informazioni sul nemico. Le «cellule memoria» ormai pattugliano il sangue e la linfa, e la prossima volta che lo stesso virus attacca, iniziano immediatamente a produrre anticorpi in modo mirato. Pericolo riconosciuto, pericolo scongiurato – per usare un'espressione informale.
Anche se il sistema immunitario è tutt'altro che maturo in giovane età, i neonati e i bambini piccoli non sono affatto indifesi. Già nel grembo materno, i feti ricevono una prima dotazione di anticorpi dalla madre attraverso la placenta, e successivamente attraverso il latte materno. Il timo è particolarmente importante per il sistema immunitario del bambino. Questa ghiandola pesa 30 grammi nei neonati; durante la pubertà regredisce trasformandosi in tessuto adiposo. Ma nei neonati e nei bambini il timo è la «fabbrica delle munizioni» per i linfociti T, che prendono il nome dal loro luogo d'origine. È lì che i linfociti T imparano a distinguere il materiale endogeno da quello esogeno. Solo quando sono «maturi» migrano nei linfonodi, nella milza o nelle tonsille.
Le tonsille rafforzano il sistema immunitario del bambino
Anche le tonsille sono significativamente più grandi nei bambini che negli adulti – e quando i piccoli hanno il raffreddore, si gonfiano notevolmente. Questo perché lì i linfociti T entrano in contatto intenso, e spesso per la prima volta, con gli agenti patogeni invasori: tutto ciò che i bambini ingoiano o respirano attraverso la bocca passa da lì. Come il timo, anche le tonsille perdono importanza con la pubertà. Lo stesso vale per la milza, anch'essa in grado di riconoscere batteri e virus e di combatterli con i linfociti B e T. Inoltre, il più grande organo linfatico ripulisce costantemente il sangue individuandone e scomponendone le cellule troppo vecchie. Anche se gli adulti possono vivere senza milza, sono molto più suscettibili alle infezioni.
Con l'avanzare dell'età, il sistema immunitario si indebolisce e perde la capacità di reagire rapidamente. Non è neanche più in grado di reagire a nuove varianti di un virus, a batteri o funghi come faceva da giovane. Ciò è dovuto anche al fatto che con l'età il midollo osseo produce meno cellule progenitrici da cui si sviluppano tutte le cellule immunitarie. Inoltre, viene a mancare il timo, che non produce più nuovi linfociti T. Di conseguenza, anche le vaccinazioni sono meno efficaci. Siccome il sistema immunitario umano invecchia insieme all'essere umano, quest'ultimo è quasi più indifeso alla fine della sua vita che nell'infanzia.
Quelle und Zusammenarbeit: Universitätsspital Zürich www.usz.ch. Helga Kessler, Wissenschaftsjournalistin, für das USZ.