Il dottor Markus Luethi, membro del team di medici del TCS, ci parla dei diversi tipi di demenza e di cosa si può fare per cercare di attenuarne gli effetti.
Dottor Luethi, il termine «demenza» è piuttosto vago, quali condizioni comprende?
In effetti, la demenza non è una malattia in sé, ma piuttosto un insieme di sintomi di origine molto diversa.
Possiamo «classificarli»?
Nel linguaggio popolare, il termine «demenza» è spesso associato alla vecchiaia e ai disturbi cognitivi, in particolare alla perdita di memoria. In una certa misura, le persone affette da demenza e i loro familiari si abituano gradualmente a questi «vuoti di memoria», e talvolta si rendono conto troppo tardi che il loro caro soffre di una malattia neurologica. Quando parliamo della «lieve follia» di nostra nonna, quei sintomi rivelano in realtà una demenza vera e propria.
Quali sono i disturbi più comuni raggruppati sotto il termine «demenza»?
I sintomi più comuni sono problemi di memoria, difficoltà a esprimersi e a capire, a orientarsi nello spazio e nel tempo, a riconoscere persone e cose.
La demenza va necessariamente di pari passo con l’età?
La forma più comune di demenza, il morbo di Alzheimer, si manifesta soprattutto nelle persone anziane. Ma non è sistematico.
In che percentuale ne è colpita la popolazione svizzera?
La demenza colpisce circa il cinque percento delle persone di età superiore ai 65 anni. E circa il 40-50 percento delle persone di età superiore agli 85 anni. Secondo le stime attuali, in Svizzera sono circa 146 500 le persone affette da demenza. Ci sono circa 31.375 nuovi casi all’anno (dati del 2021).
Quali sono le cause?
Esistono oltre cinquanta malattie o agenti infettivi e tossici che, colpendo il cervello, sono all’origine della demenza. I gruppi più comuni sono le demenze degenerative (come la malattia di Alzheimer, che rappresenta il 50-60 percento dei casi) e le demenze secondarie (come la demenza vascolare, che rappresenta circa il 20 percento dei casi).
Uomini e donne sono «uguali» di fronte al rischio di demenza?
Non proprio: il 73 percento delle persone colpite sono donne.
Come viene diagnosticata la demenza?
In caso di sospetta demenza, il primo punto di contatto è il medico di famiglia, il quale conosce l’anamnesi, effettua esami fisici e neurologici e procede agli esami del sangue e delle urine. Per farsi un’idea dello stato delle facoltà cognitive, si può ricorrere a un breve test di screening della demenza. Nei casi più complessi, uno specialista in neurologia può confermare la diagnosi. I costi di tutti questi esami, anche di quelli più approfonditi, sono coperti dall’assicurazione sanitaria.
Su cosa occorre essere vigilanti? Cosa fare se si sospetta un problema serio? Si deve correre dal medico non appena non si ricorda più dove si sono messe le chiavi?
Se ci si accorge spontaneamente di una progressione di problemi come: perdita di memoria, difficoltà a riconoscere le persone o disorientamento, ci si può rivolgere a una persona di fiducia. Oppure andare direttamente dal medico di famiglia. Tuttavia, spesso, è uno dei cari a chiedersi se il comportamento sempre più strano della persona possa essere un segno di demenza. È importante affrontare questo argomento con grande riguardo, perché la persona potrebbe già essersi accorta delle proprie defaillance e cerca di nascondere o negare i fatti per paura di essere considerata menomata. Esiste un numero di telefono per informazioni sul morbo di Alzheimer, in tedesco e in francese: si tratta dello 058 058 80 00.
Esistono fattori di rischio per la demenza, come l’ereditarietà?
Il morbo di Alzheimer non è una malattia genetica, se non in casi molto specifici: solo l’uno o il due percento ha ereditato una forma familiare della malattia. Esistono altri fattori di rischio per la malattia: le donne sono 1,5 volte più numerose degli uomini. E più si invecchia, più il rischio aumenta.
È possibile prevenire il rischio di malattia modificando il proprio stile di vita o la propria dieta?
L’origine di queste malattie è nettamente anteriore alla comparsa dei primi sintomi. È solo dopo un’evoluzione molto lunga e silenziosa che danneggia la struttura del cervello stesso interessando numerosi processi cerebrali, che compaiono i sintomi che chiamiamo «demenza». Quest’evoluzione a lungo termine ci mostra i limiti dei mezzi e delle strategie di prevenzione efficaci. Inoltre, nessuno studio scientifico è riuscito a individuare un alimento, un integratore o una dieta specifici in grado di proteggere dal morbo di Alzheimer o da altre demenze. Persino le attività di stimolazione cognitiva e l’esercizio fisico sembrano avere solo un effetto suggerito nella prevenzione della demenza.
La demenza può essere trattata farmacologicamente?
Per la maggior parte delle demenze (come il morbo di Alzheimer, ad esempio) attualmente non esiste cura. Tuttavia, i sintomi cognitivi possono essere trattati riducendone e/o ritardandone la progressione.
Quindi non di può guarire dalla demenza?
No. Tuttavia, si può favorire la salute del cervello riducendo i fattori di rischio che contribuiscono a danneggiare i vasi sanguigni, in particolare quelli cerebrali: fumo, ipertensione, colesterolo alto e sovrappeso.