I familiari hanno difficoltà ad accettare la malattia. Oscillano tra comprensione e dubbio e tra speranza e paura del futuro. Fortunatamente, in molti casi la malattia può avere un decorso favorevole. Tuttavia, una percentuale non trascurabile dei pazienti soffre di ricadute o rimane disabile a vita.
Una serie di tensioni rende la vita difficile a chi sta loro vicino.
Regole per i familiari
- Chiedete aiuto, sia per l’assistenza materiale che per l’elaborazione del vostro vissuto.
- Parlate apertamente dei vostri sentimenti, delle vostre paure e del vostro vissuto (ad es. in un gruppo di auto-aiuto per familiari).
- Ritagliatevi del tempo per voi stessi!
- Tenete sempre ben presente che il flusso di pensieri del vostro congiunto potrebbe a volte non essere comprensibile per voi.
Aiuto dagli amici – Cosa possono fare familiari e amici?
Una donna che soffriva di depressione scrive: chiunque abbia sperimentato la malattia in prima persona sarà d'accordo con me: gli amici battono in ritirata. Ciò accade per vari motivi: da un lato, le persone depresse sono estenuanti. Spesso parlano molto e a lungo di se stesse e della malattia. Tutto ruota intorno a come si sentono. Oppure non parlano affatto. Chi potrebbe stare lì ad ascoltare sopportando pazientemente?
Un altro motivo è una certa impotenza. Si vuole aiutare e non si sa come. Nessun impacco ai polpacci o incoraggiamento può alleviare la situazione. Niente sembra funzionare. Solo pochi riescono a dire e a fare la cosa giusta. Solo pochi amici hanno la capacità di resistere.
Sono le cose semplici ad alleviare il quotidiano e la malattia della persona depressa.
Quelle che mi piacevano di più erano le persone che mi accettavano insieme alla mia depressione. Quelle che non cercavano di dissuadermi dalla malattia (come se la depressione fosse una malattia immaginaria, un semplice assillo). Quello che contribuiva a peggiorare il mio stato erano consigli formulati a fin di bene che di solito cominciavano con: «devi solo», «provaci», «dovresti», «puoi» e «non puoi» e che finivano con esortazioni a tirarmi su, a darmi una mossa, a non lasciarmi andare o a partire in vacanza.
Di solito ero troppo debole per difendermi da questi consigli e dai sapientoni. Mi hanno aiutata molto di più le offerte di aiuto pratico, come accompagnarmi dal medico, assistermi con le cure, andare a farmi la spesa, invitarmi a colazione o a pranzo/cena.
Spesso, però, nemmeno le cure più amorevoli possono evitare la degenza in ospedale.
Qui potete saperne di più su questa testimonianza personale.
Stigmatizzazione
Lo stress che subiscono i familiari di un malato psichico è enorme. I dubbi costanti e l’incapacità di «mettersi nei panni del malato» rovinano giorno dopo giorno la relazione, un tempo sana, con il partner, il genitore o il figlio. Spesso sono proprio le attività di assistenza ad assorbire tempo ed energie. Anche contribuire finanziariamente alla cassa del beneficiario delle prestazioni AI può essere un onere, e non sempre il malato dimostra la gratitudine che ci si aspetterebbe. A questo si aggiungono i timori nella gestione della situazione con la cerchia di amici e conoscenti oppure nell’ambiente di lavoro. Infatti, non si può equiparare la notizia di una malattia psichica a quella di un dolore fisico: gli altri non dimostrano la stessa comprensione e lo stesso rispetto. Queste malattie richiamano spesso alla mente le scene spaventose dei film ambientati nei manicomi; di conseguenza, i conoscenti a cui i familiari si rivolgono fiduciosi mantengono spesso un atteggiamento di distanza.
Nella sua attività quotidiana la VASK si oppone a questo stigma – Ulteriori informazioni
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Fonte e in collaborazione con: Associazione mantello delle organizzazioni regionali dei famigliari di malati psichici (www.vask.ch).