Disturbi del sonno: quando non si riesce a dormire

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Sorgente: TCS Info Feed

I disturbi del sonno possono essere trattati efficacemente: diversi approcci terapeutici e un approfondito chiarimento aiutano a risolvere questo problema che affligge molte persone.

I disturbi del sonno sono un problema diffuso, e in Svizzera si stima che colpiscano oltre 600'000 persone. Nella maggior parte dei casi si tratta di insonnia, ovvero il fatto di non riuscire ad addormentarsi o di non riuscire a restare addormentati tutta la notte, o di dissonnia, cioè di svegliarsi troppo presto la mattina per poi soffrire di stanchezza e di un calo della prestazione durante la giornata. In certi casi, la durata del sonno sarebbe sufficiente, ma non viene sentita come tale. Purtroppo, spesso i disturbi del sonno vengono accettati come “normali”, nonostante essi aumentino notevolmente il rischio di scatenare disturbi psichici, come depressioni e dipendenze da sostanze.

Diversi cronotipi
Il fabbisogno di sogno varia da un individuo all’altro. In media, una persona adulta ha bisogno da sette a otto ore di sonno, ma esistono pure persone che ne hanno bisogno molto di più o molto di meno. Pure il cosiddetto “cronotipo” varia da una persona all’altra ed è genetico: le persone del tipo mattiniero si svegliano presto il mattino e vanno a letto piuttosto presto, il ritmo del tipo serale invece funziona alla maniera opposta. Il ritmo giorno-notte viene guidato in maniera centrale, attraverso il cervello.

Fattori esterni come la luce, i contatti sociali e i pasti aiutano a sincronizzare l’orologio interno con il ritmo circadiano. Addormentarsi e rimanere addormentati fanno parte di un complesso meccanismo, regolato da una parte dal ritmo interiore giorno-notte, dall’altra dalla fase di veglia precedente: più a lungo una persona resta sveglia, maggiore è la necessità di dormire, la quale permette di addormentarsi in fretta. Diversi sono gli ormoni coinvolti, tra l’altro la melatonina e l’ormone dello stress, il cortisolo.

Il nostro sonno è suddiviso in quattro fasi diverse. Esistono fasi di sonno leggero e fasi profonde, ovvero la cosiddetta fase REM, caratterizzata da rapidi movimenti degli occhi. Caratteristico per queste fasi, che possono essere osservate in laboratorio del sonno, è il fatto che si alternano. La fase profonda è particolarmente importante per il ristoro, ed è più presente nella prima metà della notte, permettendo così di sentirsi ristorati e pronti per affrontare la giornata anche dopo avere dormito poco. Dopo lunghe fasi di veglia o dopo un breve sonno, il corpo si regola automaticamente, risultando in una parte di sonno profondo maggiore nella notte seguente. Una carenza di sonno non deve quindi per forza essere compensata da una durata di sonno più lunga.

Abitudini sfavorevoli
I disturbi del sonno vengono a formarsi non di rado nell’ambito di situazioni stressanti, che possono portare a un aumento dell’ormone dello stress, il cortisolo. Se il disturbo del sonno persiste, benché la situazione sia cambiata, viene a svilupparsi un circolo virtuoso.

Spesso, nel corso di un disturbo del sonno si prendono abitudini sfavorevoli, come per esempio il pisolino pomeridiano, restare più a lungo a letto, nella speranza di riuscire ad addormentarsi, e il consumo di alcolici e sonniferi. È comprensibile che il pisolino pomeridiano diventi necessario, ma in questo modo la necessità di dormire diminuisce, provocando uno svantaggio per il sonno notturno. Restando più a lungo a letto senza riuscire a dormire, la persona colpita associa al letto pensieri negativi e la certezza di non riuscire a dormire.

Le persone colpite pensano spesso al loro sonno, e vanno così a letto praticamente già con la certezza di non riuscire a dormire, influenzando così il sonno con diversi schemi di pensiero negativi. L’accresciuta tensione quando vanno a dormire e le reazioni fisiche collegate a essa come ansia, palpitazioni ecc. programmano di nuovo un sonno disturbato, e confermano a loro volta la supposizione che non si riuscirà a dormire.

Per via di questo circolo vizioso, il disturbo del sonno rimane e può peggiorare ulteriormente. Un sonnifero può aiutare per una breve durata di tempo ad addormentarsi meglio e a riuscire a restare addormentati, ma portano all’assuefazione e alla dipendenza, facendo che spesso diventa necessario un dosaggio più elevato e che sopprimerne l’assunzione diventa lungo e complicato.

Rivolgersi al medico
Chi soffre di un disturbo del sonno per almeno un mese che influisce sul proprio benessere dovrebbe recarsi dal medico per un approfondito chiarimento. Per via delle ragioni di cui sopra, nella maggior parte dei casi farsi semplicemente prescrivere un sonnifero non è una soluzione ideale. Bisognerebbe invece cercare le cause del disturbo. A volte dietro a un’insonnia o a un sonno non riposante si nasconde una patologia fisica, come la sindrome da apnea notturna (disfunzione respiratoria durante il sonno) o la sindrome delle gambe senza riposo (scuotere e muovere le gambe quando ci si sta addormentando o durante il sonno). Queste patologie sono trattabili e si possono scoprire tramite un approfondito analisi medica del sonno. Esistono pure diversi farmaci, patologie fisiche e mentali che possono causare un disturbo del sonno.


Normalizzare il sonno con l’educazione
Se si possono escludere questi fattori come cause del disturbo del sonno, si parla di un‘ “insonnia primaria“. L’ideale per trattare insonnie di questo tipo non è direttamente attraverso farmaci, bensì per mezzo dell’educazione al sonno, che ha lo scopo da una parte di trasmettere molte informazioni riguardanti il sonno, dall’altra di diminuire il tempo che si trascorre a letto in maniera notevole, andando a letto più tardi e alzandosi più presto. I tempi vengono calcolati individualmente, in base al proprio sonno.

Con queste misure, solitamente entro poche settimane il sonno si normalizza, riuscendo ad addormentarsi più in fretta e a restare addormentati tutta la notte. Con il tempo, il tempo che si resta a letto viene lentamente aumentato. Questo trattamento richiede una certa disciplina dalle persone colpite, che si devono attenere alle istruzioni. Ciò significa che chi segue il trattamento, all’inizio deve lottare contro la sonnolenza durante la giornata, ma ha poi una quota di successo molto elevata e migliora in modo durevole il proprio sonno, permettendo spesso pure di smettere l’assunzione di sonniferi.

Migliorare l’igiene del sonno
Un’altra componente importante nella cura dei disturbi del sonno è la cosiddetta igiene del sonno: regole come alzarsi invece che restare a letto quando ci si sveglia, prendersi consapevolmente tempo alla sera per attività rilassanti prima di andare a letto, non guardare la televisione per addormentarsi ecc.

Pure bevande stimolanti come caffè e tè possono disturbare il sonno, e per questo motivo non dovrebbero essere consumate dopo le ore 16. I disturbi del sonno sono diffusi, ma non per questo devono diventare un problema che dura per anni. Un approfondito chiarimento e un trattamento be programmato può evitare uno sviluppo negativo, e oggigiorno esistono buoni approcci terapeutici per le diverse cause.

Dr. med. Christian Imboden, www.privatklinik-wyss.ch



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