Nuove scoperte: ricercatrice premiata per uno studio sul cancro della pelle

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Sorgente: TCS Info Feed

La dermatologa PD Dr. med. Simone M. Goldinger è un’esperta di calibro internazionale nel trattamento e nella ricerca di nuove terapie per il cancro della pelle.

Quali sono i problemi che i medici devono affrontare quando si trovano di fronte a questa malattia e a cosa si sta dedicando al momento questa rinomata specialista? In collaborazione con il Melanoma Institute of Australia, Simone M. Goldinger sta lavorando in Australia a un progetto di ricerca sulle opzioni di trattamento post immunoterapia in pazienti affetti da melanoma metastatico.

Dottoressa Goldinger, anzitutto congratulazioni vivissime. Il suo contributo scientifico le è valso il celebre premio Georg Friedrich Götz. Uno dei punti cardine del suo lavoro di ricerca è il melanoma maligno in stadio avanzato. A che punto è la medicina nel trattamento di questa patologia?
Il trattamento dei pazienti affetti da cancro della pelle (melanoma) in stadio avanzato rappresenta a tutt’oggi una sfida e molti problemi non sono ancora risolti. Malgrado i netti progressi conseguiti sul fronte terapeutico, continuano ad esserci pazienti in cui le cellule tumorali non rispondono alla terapia o reagiscono solo in tempi prolungati. Per i medici curanti è inoltre spesso complicato scegliere la terapia migliore per ogni singolo caso tra quelle a disposizione e stabilirne il momento d’inizio più indicato, in quanto il decorso della malattia è diverso in ciascun individuo, così come la reazione del tumore. Sul fronte delle tempistiche, occorre poi muoversi al più presto, minimizzando gli effetti collaterali del trattamento. Ci auguriamo di essere in grado di trovare presto un maggior numero di biomarcatori che ci consentano di scegliere la terapia ottimale per ogni singolo paziente. E, a fronte di tutti i progressi, spesso tendiamo a dimenticare che possiamo comunque contare su strumenti diagnostici e terapeutici che altri Paesi non possiedono o che non sono accessibili a chiunque.

Grandi speranze nell’ambito della lotta ai tumori sono riposte nell’immunoterapia: come funziona esattamente?
L’interazione tra cellule tumorali e sistema immunitario è complessa. Una patologia tumorale libera, tra l’altro, i cosiddetti antigeni specifici, che vengono riconosciuti dalle cellule APC (cellule che presentano l'antigene, dall'inglese Antigen-Presenting Cell) dell’organismo e presentate da queste ultime, come il nome stesso suggerisce, al sistema immunitario. Sulla scorta di questo evento, il sistema immunitario appronta e attiva appositi strumenti di difesa, i linfociti T, che si portano nell’area del tumore e aggrediscono le cellule maligne. Quest’azione di difesa può essere molto violenta. Affinché il nostro organismo resti protetto contro reazioni immunitarie eccessive (le cosiddette reazioni autoimmuni), il sistema immunitario dispone di «checkpoint», ossia molecole in grado di regolare l’intensità della risposta immunitaria. Esistono checkpoint stimolatori e inibitori; attraverso il blocco mirato di alcuni checkpoint selezionati mediante anticorpi si è riusciti a smuovere i «freni» naturali dell’organismo, potenziando in tal modo l’attività contro le cellule tumorali. La stimolazione o l’inibizione dei checkpoint costituisce in sé il meccanismo alla base dell’immunoterapia.

L’immunoterapia viene impiegata da qualche tempo anche per il cancro della pelle, attivando alcuni anticorpi mirati. Quali sono i benefici di questa terapia per i pazienti?
Per il trattamento del cancro della pelle in stadio avanzato ricorriamo ai cosiddetti inibitori dei checkpoint immunitari. Questi anticorpi hanno rivoluzionato la terapia tumorale del melanoma, prolungando l’aspettativa di vita dei pazienti colpiti. L’aspetto più interessante consiste nel fatto che l’azione antitumorale non viene attivata dagli stessi inibitori dei checkpoint, ma essi abilitano i linfociti T dei pazienti a combattere il tumore. In alcuni pazienti, la terapia ha avuto un esito talmente soddisfacente da poter essere sospesa dopo un certo periodo, considerando i pazienti ufficialmente guariti.

Lei si dedica inoltre agli effetti collaterali che possono insorgere nell’ambito di un’immunoterapia. Di cosa si tratta e perché rappresentano una criticità?
Gli anticorpi coinvolti nell’immunoterapia rendono più attivo il sistema immunitario del paziente; ciò si traduce in un’interazione più marcata tra sistema immunitario e cellule tumorali, ma possono essere coinvolte anche altre cellule. Così facendo, si provocano reazioni infiammatorie e citotossiche, ossia dannose per le cellule in altri organi, che si manifestano sotto forma di effetti collaterali. Tra gli effetti collaterali che più di frequente insorgono durante la terapia con inibitori dei checkpoint rientrano anche le alterazioni cutanee, che possono assumere svariate forme e intensità.

Come si possono affrontare questi effetti collaterali?
Per tenere sotto controllo gli effetti collaterali, il sistema immunitario deve essere sempre smorzato mediante immunosoppressione (inibizione del sistema immunitario). Il momento e l’intensità della terapia sono variabili a seconda delle rispettive situazioni: per definire entrambi in modo ottimale, è fondamentale, da un lato, un’assidua comunicazione tra medico e paziente; dall’altro, una valida collaborazione interdisciplinare tra specialisti che abbiano esperienza in materia di effetti collaterali da immunoterapia. Quest’ultimo aspetto è ampiamente consolidato presso l’Ospedale universitario di Zurigo, con una vasta rete di contatti su cui possiamo contare per regolari confronti.

Malgrado i progressi sul fronte terapeutico, il cancro della pelle, in particolare il melanoma maligno, resta una patologia grave?
Sì, il melanoma maligno resta comunque una condizione grave, anche se l’aspettativa di vita dei pazienti con melanoma in stadio avanzato si è nettamente innalzata e oggigiorno, in taluni casi, si può addirittura arrivare a parlare di guarigione. Sulla base delle nuove molecole utilizzate nell’ambito di studi clinici qui all’Ospedale universitario di Zurigo, ci adoperiamo per ampliare il ventaglio delle opzioni di trattamento per i nostri pazienti e ottenere risultati ancora più soddisfacenti. Il nostro obiettivo è di riuscire a curare in un futuro tutti i pazienti.

Conviene dunque proteggersi in ogni caso contro il cancro della pelle?
Sì, assolutamente. Tra le principali misure preventive rientrano una valida protezione contro i raggi UV e l’evitare ustioni solari, nonché l’esposizione eccessiva alla luce del sole e ai raggi UV. È altresì importante eseguire autocontrolli regolari della propria pelle e rivolgersi immediatamente a un medico in caso di variazioni visibili o di noduli apprezzabili al tatto.

Per maggiori informazioni: www.usz.ch



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