
Immaginarsi la vita quotidiana senza social è diventato impossibile per gli adolescenti, ma quale influsso ha sulla loro salute mentale il fatto di essere sempre connessi? Joachim Zahn, educatore ai media e direttore di zischtig.ch, ci spiega perché piattaforme come Instagram e TikTok distorcono l’immagine di sé e ci illustra i rischi che gli adolescenti corrono e i modi in cui i genitori e la scuola possono dare supporto.
Signor Zahn, come descriverebbe l’influsso che i social hanno sul benessere psichico di bambini e adolescenti rispetto ad altri media (come televisione, carta stampata)?
È un influsso sicuramente più potente e intenso di quello della televisione o della carta stampata, principalmente in ragione del fatto che i social sono sempre facilmente a portata di mano. Inoltre, ci permettono di interagire con altre persone, coinvolgendo più aspetti della nostra personalità. Viviamo con la paura che qualcosa ci sfugga, dormiamo sempre meno e meno bene, dobbiamo sottostare a un confronto costante con gli altri e abbiamo la sensazione di dover lottare per ricevere attenzioni.
In che misura i social influenzano l’immagine e la percezione che gli adolescenti hanno di sé, in particolare in relazione agli ideali di bellezza e ai fini del confronto sociale?
Dal punto di vista della psicologia dello sviluppo, il confronto è naturale a quell’età: gli adolescenti sono alla ricerca di una propria identità e si chiedono come sono percepiti dagli altri. Il problema è che in questa ricerca di identità i social esercitano un potente influsso. Gli studi dimostrano che questo influsso è talmente forte che spesso porta i ragazzi a considerare negativamente il proprio aspetto. Su Internet ci si confronta tutti i giorni e a lungo con le persone più belle e invidiabili, comprese quelle che hanno opportunità completamente diverse in virtù della loro età o situazione finanziaria. Inoltre, gli algoritmi e l’economia dell’attenzione promuovono standard sempre più restrittivi. Sui social non è tanto la diversità a contare quanto la tendenza del momento, una bellezza ben definita che spesso si riduce alla massima «fuckability». Ciò instilla in molti ragazzi un sentimento costante di inadeguatezza che non è salutare.
Quali rischi vede per lo sviluppo emotivo dei ragazzi nell’uso delle piattaforme? Cosa si può fare per ridurre tali rischi?
Il desiderio di apparire e di fare paragoni fa parte dei rischi. Spesso si dimentica che lo sviluppo può essere influenzato negativamente anche da altri fattori. Secondo uno studio della Royal Society for Public Health, ulteriori conseguenze dell’uso dei social sono il bullismo, la paura di essere esclusi, la solitudine, la depressione e l’ansia. Tutti questi effetti mettono logicamente a rischio o compromettono uno sviluppo emotivo sano. Altri studi dimostrano che la maggior parte degli adolescenti ricorre ai social per sottrarsi a sentimenti negativi. Ciò ostacola lo sviluppo dell’autoefficacia e della resilienza.
Secondo lei, i social stanno cambiando il modo in cui gli adolescenti costruiscono e curano i rapporti con gli altri? Se sì, in che forma?
Sì e no. I momenti d’incontro offline restano importanti e vengono prolungati online. Il cambiamento più importante è che la comunicazione può continuare in qualsiasi momento, anche di notte. Forse ci si incontra anche con meno frequenza: dopotutto su Snapchat si può telefonare gratuitamente per due ore. In questo senso, le relazioni con la propria cerchia di coetanei sono diventate più importanti: nella propria bolla c’è tutto ciò di cui si ha bisogno. Tutto avviene su Snapchat o WhatsApp. Non c’è bisogno di comunicare con degli sconosciuti e nemmeno di «parlare» nel vero senso della parola. Si interagisce meno con altre persone e individui appartenenti a fasce d’età diverse.
Vi è motivo di supporre che i social espongono gli adolescenti a problemi psicologici, come l’ansia e la depressione, o a disturbi alimentari? Se sì, in che modo?
Sì. È l’effetto cumulativo di esperienza dell’inadeguatezza, privazione del sonno, confronto sociale, bullismo, il sentirsi sotto stress e pressione. Soprattutto quando queste esperienze si presentano in maniera non isolata o persistente, la patologia può essere una reazione normale. Anche in questo caso si può cadere in un circolo vizioso: sto male, cerco di sottrarmi a questa sensazione con i social, per qualche motivo mi sento ancora peggio. E così via. Alcuni studi dimostrano che il 40 per cento degli adolescenti ha già provato a ridurre l’uso dei social, ma senza riuscirci. Questo insuccesso contribuisce all’insorgere di un malessere psicologico. È difficile uscire da questo circolo vizioso senza farsi aiutare.
Personalmente, ritengo fortemente problematico il fatto di navigare sui social prima di andare a letto. Tutte quelle sollecitazioni non favoriscono il sonno. Inoltre, spesso, l’ultima sensazione prima di addormentarsi è tutt’altro che rilassante.
L’effetto sul benessere mentale degli adolescenti dipende dal tipo di piattaforma (ad esempio Instagram, TikTok, YouTube)?
Il già citato studio condotto nel Regno Unito mostra che YouTube altera soprattutto il sonno, mentre Instagram l’immagine di sé. Eppure probabilmente la cosa più importante è la bolla in cui mi muovo. Tutti i network hanno il problema di offrirci proprio ciò che attira particolarmente la nostra attenzione. E tutti questi network vogliono far soldi, anche a costo di farci subire conseguenze spiacevoli. Conta poi anche come stanno gli adolescenti in quel momento, il sesso a cui appartengono e il supporto che ricevono dal loro ambiente.
Quali aspetti positivi vede nell’uso dei social da parte di bambini e adolescenti? Offre opportunità che dovremmo incoraggiare?
Se opportunamente accompagnati, molti adolescenti potrebbero imparare a riconoscere le informazioni false o a confrontarsi con opinioni diverse. A un certo punto, alcuni impareranno anche a prendersi delle pause, a stabilire dei limiti o a partecipare in modo costruttivo. In quest’ottica, si tratta più che altro della necessità di avere un controllo sui social, anche perché online si trovano anche informazioni importanti che riguardano l’educazione sessuale, l’assistenza sociale ai giovani o altri servizi di supporto.
Qual è il modo migliore per genitori ed educatori di affrontare i potenziali effetti negativi di questi canali su bambini e adolescenti?
Primo: più si ritarda l’esposizione dei bambini ai social, meglio è. Secondo: a scuola come a casa si deve parlare ai bambini del potere dei social. I gestori delle piattaforme fanno di tutto per portarci davanti allo schermo più spesso possibile e per tenerci incollati ad esso il più a lungo possibile. Dobbiamo pertanto discutere delle strategie che possono aiutarci a resistere alla pubblicità di TikTok e compagnia. Terzo: è importante che i social siano considerati alla stregua di una sostanza psicoattiva. Parlare degli effetti che producono sulla vita quotidiana e sulla psiche dovrebbe, pertanto, essere all’ordine del giorno. Gli effetti sono fattuali. Eventualmente occorrerà adottare contromisure condivise. Quarto: i bambini hanno bisogno di modelli, di adulti che usino i social in maniera circoscritta, critica e a loro vantaggio.
Secondo lei, i social modificano anche l’atteggiamento degli adolescenti nei confronti del bullismo o del cyberbullismo? Se sì, in che forma?
Sui social gli adolescenti vedono cosa è possibile fare. Spesso copiano comportamenti atroci. Spesso nella speranza di apparire cool. I social premiano i comportamenti scandalosi perché attirano più click. Inoltre, molti post mancano completamente di rispetto, decenza ed etica. È così che nella pratica assistiamo da 20 anni a un aumento dei discorsi di istigazione all’odio. A questo si aggiunge il fatto che i social continuano a veicolare l’impressione che si possa attaccare qualcuno a distanza senza correre rischi, abbassando così la soglia.
Gli effetti che abbiamo descritto valgono anche per gli adulti?
Anche gli adulti sono esposti a «effetti collaterali», come farsi interrompere troppo spesso, vuoi dalle e-mail di LinkedIn o dai troppi messaggi WhatsApp, da Teams che richiede attenzione, dagli snervanti messaggi su X, mentre su Instagram tutti sono sempre in vacanza nei posti più belli. Online hanno tutti l’aria più trionfante, l’umore eccellente e si sono appena messi in proprio. Tutto questo può incidere negativamente anche sull’autostima degli adulti. Il tempo che trascorrono online ne compromette anche il sonno. Se a ciò si aggiunge il fatto di essere costantemente distratti, non sorprende che i disturbi legati allo stress aumentino: faremmo bene a usare i social con moderazione.
Cosa fa lei personalmente per mantenere un equilibrio? Come si regola con i social?
Il cellulare è bandito dalla mia camera da letto. Mi prendo sempre delle pause dai social. Inoltre ho disattivato tutte le notifiche di Instagram, TikTok e Facebook. Ho anche eliminato dalla mia lista molti profili palesemente alla ricerca di attenzione. In compenso, ho aggiunto un paio di persone che fanno cose creative e alcuni canali di informazione affidabili.
Infine, parlo anche con i miei colleghi del potenziale impatto che le piattaforme e i post possono avere sulla nostra vita: interrogarsi insieme può essere interessante e aiutarci a minimizzarlo.

zischtig.ch è un’associazione senza scopo di lucro che lavora ogni anno con circa 30‘000 bambini e ragazzi della Svizzera tedesca. Il suo obiettivo è rendere sicuro e proficuo l’uso dei media, promuovendo le competenze personali e sociali ad esso connesse. L’associazione organizza anche incontri a carattere informativo e ludico per genitori e nonni.