Il dr. med. Daniele Riva, capoclinica di gastroenterologia all’Ospedale cantonale di Aarau, ci parla del singhiozzo.
Sig. Riva, come nasce il singhiozzo?
Il singhiozzo, detto ‘singulto’ in gergo tecnico, nasce dalla stimolazione del tronco cerebrale e/o di vie nervose specifiche. Tale stimolazione comporta una contrazione improvvisa e involontaria del diaframma con conseguente rapida chiusura della glottide (ovvero dell’apertura tra le corde vocali). L’aria spinta in alto dal diaframma impatta la glottide generando il tipico suono del singhiozzo.
Cosa può far scattare il singhiozzo?
Dal momento che il singhiozzo ha origine da una stimolazione nervosa, ci sono diverse possibilità. Da un lato, possono causare il singhiozzo l’alcool, la nicotina, uno stomaco troppo pieno o le bevande gassate. Dall’altro, le cause possono essere le infiammazioni della mucosa dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino, o della meninge. Altre malattie che possono comportare il singhiozzo sono il reflusso (un bruciore di stomaco cronico), ulcere gastriche, tumori, un’emorragia cerebrale o un ictus. Nella stragrande maggioranza dei casi, il singhiozzo non è però associato a malattie gravi, passa da solo e la causa non è chiara. La cosa interessante è che a essere colpiti più spesso sono i maschi adulti e le persone alte.
Esistono diverse forme di singhiozzo?
No, non ci sono forme diverse di singhiozzo.
Il singhiozzo può essere sintomo di altre malattie?
Il singhiozzo è perlopiù innocuo, in particolare se non dura più di 48 ore. Oltre questo limite, potrebbe essere sintomo di una delle malattie sopra citate.
A partire da quando consiglia di consultare un medico?
Quando il singhiozzo tende a ritornare spesso o dura più di 48 ore, si consiglia di consultare un medico. Se il singhiozzo è accompagnato da sintomi come mal di testa, debolezza, perdita di equilibrio, sensazione di assordimento o disturbi del linguaggio, è necessario recarsi d’urgenza dal medico.
Il singhiozzo può diventare una malattia cronica?
Spesso il singhiozzo è di durata limitata e scompare da solo. Se però persiste per oltre due giorni, si parla di singhiozzo cronico.
Esistono possibilità di trattamento?
Trattando la malattia che è all’origine del singhiozzo, anche quest’ultimo nella maggior parte dei casi scompare. Ad esempio, contro il reflusso si impiegano farmaci per ridurre l’acidità o, nel caso di polmoniti, si usano gli antibiotici. Se il singhiozzo persiste senza sintomi di altre malattie o cause, si possono somministrare progressivamente diversi farmaci, come metoclopramide o il domperidone, che accelerano il passaggio dallo stomaco all’intestino riducendo la nausea. Anche l’assunzione di baclofen, un principio attivo che rilassa i muscoli, o di un antiepilettico come il gabapentin, può porre rimedio.
Ci sono diversi rimedi casalinghi contro il singhiozzo: bere un bicchiere d’acqua, prendersi uno spavento, mettersi in bocca un cucchiaio di aceto e zucchero. Ma funzionano davvero?
L’obiettivo è calmare i muscoli respiratori o le vie nervose stimolate. È plausibile che si riesca a raggiungere tale obiettivo con una distrazione o con stimoli opposti come suggerito da tali rimedi casalinghi, ma mancano evidenze scientifiche che lo provino. La percezione soggettiva è che tali misure funzionano spesso e, quando non funzionano, almeno non sono dannose. Il mio consiglio: la manovra di Valsalva. Tenendo chiusi il naso e la bocca si cerca di «espirare» per circa dieci secondi. Attraverso la tensione dei muscoli respiratori e di quelli addominali, questa manovra aumenta la pressione nelle vie respiratorie, e in tal modo si esercita uno stimolo sul diaframma e sulle vie nervose che passano nel torace.
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