Arteriosclerosi: un pericolo silenzioso che si nasconde nel sangue



Guida alla medicina d’urgenza

Fonte: TCS Info Feed


Prof. Hans-Peter Kohler trat 2017 als Chefarzt Innere Medizin und Leiter des Spitals Tiefenau zurück. Dies als Folge seiner Wahl in den Gemeinderat von Köniz.

In verità, l’arteriosclerosi è un normale processo di invecchiamento. In combinazione con uno stile di vita non sano, valori del colesterolo elevati, ipertensione, fumo, mancanza di movimento o sovrappeso però può portare a pericolose conseguenze, come infarti cardiaci, ictus, problemi circolatori alle gambe o insufficienze renali.

L’esperto di questo tema è il Prof. Dr. med. Hans-Peter Kohler.

Così come l’avanzare degli anni si mostra esternamente con sempre più rughe, grinze, articolazioni irrigidite o capelli grigi, l’età lascia segni pure all’interno dei vasi sanguigni, portando a una calcificazione e a un restringimento delle arterie (i vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore al resto del corpo). Nelle pareti interiori dei vasi si formano le cosiddette placche, ovvero depositi di lipidi ematici (colesterolo), acidi grassi, piccole quantità di calcare, collagene e di determinate proteine.

In questo modo, le arterie si restringono e perdono elasticità. Possibili conseguenze sono problemi circolatori del cuore, del cervello, delle gambe o addirittura occlusioni dei vasi sanguigni (infarto), se le placche si staccano dalle pareti dei vasi sanguigni, causando una coagulazione del sangue (embolo), che ostruisce così completamente il vaso. Nei paesi occidentali, la calcificazione delle arterie o arteriosclerosi è la causa principale di problemi cardiovascolari che portano alla morte dei pazienti.

Diversi fattori di rischio
In verità, l’arteriosclerosi fa parte del naturale processo di invecchiamento e non deve per forza rappresentare un pericolo. Se si segue uno stile di vita sano è molto probabile che non si venga a produrre nessun effetto che possa essere pericoloso per la salute. Certi fattori di rischio possono però incrementare la formazione di placche in modo tale da danneggiare la salute permanentemente.

Tra i fattori di rischio si conta la predisposizione genetica, elevati livelli di colesterolo, il diabete mellito, l’ipertensione, il fumo, il sovrappeso, la mancanza di movimento e il sesso: agli uomini questo disturbo viene infatti prima che alle donne. In caso di pazienti con questi fattori di rischio vale quindi la pena esaminare l’ipertensione, il diabete ed elevati livelli di colesterolo il più presto possibile e, caso facente, procedere a un trattamento, smettere di fumare, perdere peso o muoversi di più.

Svariati sintomi
La calcificazione delle arterie inizia già in gioventù e si sviluppa piano piano, solitamente durante diversi anni o decenni. I sintomi si fanno sentire solo quando il flusso di sangue diminuisce in modo decisivo per via del restringimento delle arterie. L’arteriosclerosi può colpire tutti i tratti dei vasi e causare quindi i più svariati disturbi. Una conseguenza frequente dei vasi sanguigni malati è la coronaropatia, ma può anche venire a prodursi un’angina pectoris (sensazione di stringimento della gabbia toracica) o, nel peggiore dei casi, un infarto cardiaco.

Se il flusso sanguigno dell‘arteria carotide è perturbato, ciò può causare capogiri, problemi di memoria o addirittura un ictus. Un restringimento delle arterie del bacino e delle gambe può portare a problemi cardiovascolari e a dolori nelle gambe, ovvero all’arteriopatia ostruttiva periferica (AOP, conosciuta anche come “malattia delle vetrine”). Le tratte percorse da chi ha questo problema diventano sempre più corte, a causa dei forti dolori avvertiti camminando.

Nei casi più gravi bisogna procedere all’amputazione di un dito del piede o addirittura della parte inferiore della gamba. Grazie agli odierni mezzi diagnostici e terapeutici, uno stadio terminale di questo tipo si può tuttavia solitamente evitare. Un’arteriosclerosi dei vasi sanguigni renali porta spesso a una pressione sanguigna più elevata, la funzione dei reni viene così limitata e si rischia un’insufficienza renale.

Diagnosi di un‘arteriosclerosi
Chi appartiene ai gruppi a rischio accennati sopra dovrebbe sottoporsi regolarmente a un controllo medico, al più tardi a partire dai 50 anni. Vale la pena fare controllare la pressione sanguigna e i livelli dei lipidi ematici già in età giovane (check-up). Pure in caso di dolori al petto, mal di testa, problemi di vista, capogiri o dolori nelle gambe avvertiti quando si cammina è consigliabile recarsi dal medico.

Oltre a un’anamnesi e all’analisi di un possibile rischio di contrarre la malattia, all’esame fisico e agli esami del sangue, per eseguire una diagnosi si possono adoperare tecniche di imaging, come gli ultrasuoni, la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata. In certi casi è necessario pure procedere a un test ergometrico. Con un’angiografia (raggi X con mezzo di contrasto) si possono inoltre rendere visibili eventuali ostruzioni nelle arterie.

Trattamenti farmacologici e chirurgici
Se un’arteriosclerosi viene scoperta in tempo, i danni nei vasi spesso si possono riparare, altrimenti si può almeno rallentare l’andamento. Il metodo migliore per rendere possibile questo rallentamento è l’eliminazione dei fattori di rischio e un cambiamento dello stile di vita. Inoltre è necessario trattare le comorbilità dell’arteriosclerosi: i farmaci per la fluidificazione del sangue evitano che il sangue si coaguli e che i vasi si ostruiscano. Esistono pure efficaci farmaci per diminuire i livelli del colesterolo, contro l’ipertensione e per equilibrare la glicemia in caso di diabete. Questi farmaci però non fanno sparire i depositi che si accumulano nei vasi sanguigni, ma fanno semplicemente effetto sui disturbi che potrebbero favorire una manifestazione dell’arteriosclerosi.

Se la terapia conservativa non dovesse portare i risultati desiderati, se l’alterazione dei vasi ha già raggiunto uno stadio avanzato o se esiste la probabilità che subentrino complicazioni, come infarti cardiaci o ictus, esistono metodi di trattamento chirurgici o invasivi. Le arterie ristrette vengono dilatate per mezzo di un piccolo palloncino che si trova all’estremità di un catetere (angioplastica con palloncino), in certi casi viene applicato un apposito dispositivo (stent) per mantenere la dilatazione. Per superare il vaso ostruito è pure possibile bypassarlo. Questi procedimenti vengono impiegati sia in caso di vasi coronarici ristretti sia in caso di AOP.

Fonte e più informazioni: www.inselgruppe.ch



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